Oasi WWF Lago di Alviano
SUPERFICIE: 900 ha circa
UBICAZIONE E ACCESSIBILITÀ: in Umbria ai confini con il Lazio, nei comuni di Guardea, Alviano e Monticchio (Tr). Uscire dall’Autostrada del Sole ad Attigliano, raggiungere poi l’abitato di Madonna di Porto in direzione di Alviano Scalo e seguire le indicazioni per l’oasi. In treno si scende alla stazione ferroviaria di Alviano (linea Roma-Milano).
PERIODO Di VISITA: dal 1° settembre al 30 aprile, il sabato, la domenica e i festivi per i visitatori singoli e i gruppi organizzati, alle 10 e alle 14; per le scolaresche gli altri giorni (escluso il martedì) su prenotazione presso l’oasi, tel. 0744/903715.
Lago di Alviano
L’Oasi di Alviano, al confine tra Lazio e Umbria, segue il corso lento, lentissimo del fiume romano per antonomasia, il Tevere, che qui, interrotto da una diga dell’ENEL, si allarga, si adagia, catturando e facendosi catturare da una natura rigogliosa: sono ora canneti impenetrabili, ora tratti di uno splendido bosco igrofilo, ora giunchi e tife, ora distese di lenticchie d’acqua e ciuffi di iris gialli. Le acque del Tevere, in questo tratto pigre e tranquille ma, soprattutto, ancora pulite e limpide, formano un vero e proprio lago la cui profondità media raramente supera i 30 cm. Ma bastano 30 cm d’acqua e il silenzio delle doppiette per trasformare la verde campagna umbra in una zona umida, pullulante di vita.
Una volta tanto è doveroso riconoscere che in questo angolo dell’Umbria è stato l’uomo a creare una vera e propria oasi di alberi e acque: ontani, salici e pioppi sono infatti cresciuti in fretta, avvolgendo e incorniciando l’invaso creatosi a seguito della costruzione di una diga a scopi idroelettrici nel 1964. Sono oggi 100 gli ettari di bosco igrofilo che arricchiscono il già alto valore del comprensorio. È questo oggi uno degli ambienti umidi più importanti dell’Umbria che, trovandosi lungo la linea migratoria che segue il corso del Tevere, costituisce una tappa vitale per numerosissime specie di uccelli acquatici come aironi, cormorani, moriglioni, morette, mestoloni. Ma è anche il regno dei rallidi come tarabusini, beccaccini, nitticore, gallinelle e tanti altri che vivono principalmente nel folto del canneto. L’oasi vanta inoltre la presenza di specie più rare come l’oca selvatica, il falco pescatore, la spatola, il mignattaio, la pittima reale. Fra le lenticchie d’acqua e la vegetazione sommersa vivono numerosi anfibi che costituiscono, insieme ai pesci, la fonte di cibo di una avifauna cosi ricca da aver raggiunto in alcuni anni i 6000 individui. Non mancano tuttavia diversi mammiferi fra cui dominano le nutrie che, riunite in colonie, sono ormai presenti in buon numero dentro ai confini dell’oasi.
La visita è facilitata da camminamenti, passerelle sull’acqua, torrette di avvistamento e tutta l’area protetta viene gestita con grande passione, sperimentando nuove tecniche acquisite in Inghilterra e in Olanda. Recentemente per facilitare la nidificazione di anatre, aironi e svassi sono state create alcune isolette artificiali al centro dell’invaso. Popolano i canneti numerosi uccelli grandi e piccoli che ci testimoniano la loro presenza con canti e velocissimi movimenti: sono nomi poco conosciuti come pendolino, migliarino di palude, basettino, cannaiola e altri più noti come martin pescatore e usignolo di fiume. Qualche volta al tramonto, quando non si vorrebbero lasciare più le luci del lago, è possibile sorprendere il volo radente sui campi coltivati della leggerissima albanella, uno dei tanti rapaci minacciati del nostro paese.